sabato 14 maggio 2011

La storia della LINGUA SARDA

Il sardo (nome nativo sardu o limba sarda in logudorese, lìngua sarda in campidanese) è una lingua appartenente al gruppo neolatino (romanzo) delle lingue indoeuropee. È parlata nell'isola e Regione autonoma della Sardegna. Classificata come lingua romanza occidentale e considerata da molti studiosi la più conservativa delle lingue derivanti dal latino, è costituita da un insieme di dialetti. Sebbene i termini di origine latina siano molti, tuttavia, il sardo affonda le sue radici nelle lingue parlate prima dell'invasione dell'isola da parte dei Romani, tanto che si evidenziano etimi fenici e addirittura sumerici in molti termini. Si possono individuare due varianti principali: campidanese e logudorese-nuorese.
S'hymnu sardu nationale, composto da Vittorio Angius e musicato da Giovanni Gonella nel 1843, originariamente in campidanese (ma ne esiste anche una versione logudorese) fortemente latinizzata nella grafia, è stato il primo inno nazionale italiano (del Regno d'Italia, e prima di allora del Regno di Sardegna, unitamente alla Marcia Reale), rimasto in vigore fino al 12 ottobre 1946.
Dal 1997 la lingua sarda è lingua ufficiale della Sardegna, in regime di coufficialità con la lingua ufficiale dello Stato italiano.


Gruppi della lingua sarda e varianti

Il sardo propriamente detto viene comunemente distinto in due gruppi (diasistemi o varietà): il logudorese-nuorese (dialetti centro-settentrionali) e il campidanese (dialetti meridionali).
Pur accomunati da una morfologia e una sintassi fondamentalmente omogenee, le due varietà presentano rilevanti differenze di pronuncia e talvolta anche lessicali. All'interno di ciascun gruppo il sardo è comunque mutuamente comprensibile (le differenze sono fondamentalmente di tipo fonetico) e relativamente omogeneo.
Esistono inoltre numerosi dialetti che presentano delle caratteristiche appartenenti ora all'una, ora all'altra macro-varietà e risulta impossibile tracciare un confine netto tra logudorese-nuorese e campidanese.

Un discorso a parte va fatto per le seguenti varianti còrse, in quanto spesso vengono "geograficamente" considerati dialetti sardi ma hanno caratteristiche linguistiche sintattiche, grammaticali e in buona parte lessicali di tipo còrso/toscano e quindi nettamente differenti:

il gallurese, parlato nella parte nord-orientale dell'isola (Gallura), è di fatto una variante Còrso meridionale, conosciuto dai linguisti col nome di Còrso-Gallurese e nato verosimilmente a cavallo tra il XV e il XVII secolo a seguito di notevoli flussi migratori nella regione di genti Còrse.
il sassarese, parlato a Sassari, a Porto Torres, Sorso, Stintino e nei loro dintorni, possiede caratteristiche di idioma intermedio tra il gallurese (di cui conserva la grammatica e la struttura) e il logudorese (da cui deriva parte del lessico e della fonetica), caratteristica della sua origine comunale e mercantile, oltre all'influenza dei contatti con pisani, genovesi e catalani, castigliani, sardi, corsi e italiani.
Nella città di Sassari, comunque, il sardo logudorese è abbastanza diffuso per via di un'ampia immigrazione da centri sardofoni ed è anche insegnato come lingua minoritaria in alcune scuole.


Ambito di diffusione

Viene tuttora parlata in quasi tutta l'isola di Sardegna da un numero di locutori variabile tra 1.000.000 e 1.350.000 unità, generalmente bilingue (sardo/italiano) in situazione di diglossia (la lingua locale è utilizzata prevalentemente nell'ambito familiare e locale mentre quella italiana viene usata nelle occasioni pubbliche e per la quasi totalità della scrittura). Più precisamente, da uno studio commissionato dalla Regione Sardegna nel 2006 [5] risulta che ci siano 1.495.000 persone circa che capiscono la lingua sarda ed 1.000.000 di persone circa in grado di parlarla. In modo approssimativo i locutori attivi del campidanese sarebbero 670.000 circa (il 68,9% dei residenti a fronte di 942.000 persone in grado di capirlo), mentre i parlanti delle varietà logudoresi-nuoresi sarebbero 330.000 circa (compresi i locutori residenti ad Alghero, nel Turritano ed in Gallura) e 553.000 circa i sardi in grado di capirlo. Nel complesso solo meno del 3% dei residenti delle zone sardofone non avrebbe alcuna competenza della lingua sarda. In virtù delle emigrazioni dai centri sardofoni logudoresi e nuoresi verso le zone costiere e le città del nord Sardegna il sardo (nelle varianti, appunto, logudoresi e nuoresi) è, peraltro, parlato anche nelle aree storicamente non sardofone:

Nella città di Alghero, dove la lingua più diffusa, assieme all'italiano, è una variante del catalano di tipo orientale (che oltre al dialetto algherese comprende anche le parlate delle province di Barcellona, Girona, delle Isole Baleari), Il sardo è capito dal 49,8% degli abitanti e parlato dal 23,2%.
Nel centro di Arborea nel Campidano di Oristano, il dialetto veneto, introdotto negli anni trenta del novecento dagli immigrati veneti venuti a colonizzare il territorio è oggigiorno in forte regresso, soppiantato sia dal sardo che dall'italiano. Anche nella frazione algherese di Fertilia sono predominanti, accanto all'italiano standard, dialetti di tipo veneto-coloniale (in netto regresso) introdotti nell'immediato dopoguerra da gruppi di profughi istriani su un preesistente substrato ferrarese.
Nell'isola di San Pietro e parte di quella di Sant'Antioco, dove persiste il tabarchino, dialetto arcaizzante che fa parte della grande famiglia ligure, la lingua sarda è compresa dal 15,6% della popolazione e parlata dal 12,2%.
A Isili è invece in via di estinzione il gergo di origine zingara dei ramai ambulanti locali parlato solo da un ristretto numero di individui (Romaniska).
Per quanto riguarda il gallurese e il sassarese, per la maggior parte degli studiosi sono invece parlate sarde solo in senso geografico, poiché sotto il profilo linguistico sono considerati il primo come una variante del gruppo còrso, e il sassarese come una varietà di transizione tra il còrso e il sardo, per la notevole presenza di prestiti o persistenze lessicali e fonetici originari del logudorese. Il sardo è, comunque, capito da ben il 73,6% dei galluresi e parlato dal 15,1% degli stessi (specie nei comuni della fascia costiera), mentre nel Turritano è capito dal 67,8% della popolazione e parlato dal 40,5%.
L'area sardofona costituisce in ogni caso la più consistente minoranza linguistica in Italia riconosciuta dallo stato.

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